Il lavoro di Paola Picchiotti Napoleone si basa su un principio che l’artista afferma e ribadisce con grande determinazione e che è giusto mettere bene in luce. Questi suoi paralumi, così originali, eleganti, leggeri e nel contempo nettamente collocati nello spazio che vanno a occupare, sono il risultato di un percorso desunto da un preciso pensiero. Sono cioè forme che rappresentano il punto di approdo di una ricerca inerente al segno e alla materia che si concretizza in una serie di “idee visive” che, opportunamente realizzate, assolveranno poi alla funzione di paralume.

Ma qui non si tratta propriamente di un oggetto di arredo e neppure di un mero ancorché validissimo abbellimento della stanza. È, invece, un vero e proprio prodotto artistico di grande esperienza e capacità eseguito sulla base di disegni circostanziati scaturiti da formule figurative acutamente elaborate per diventare appunto fattori caratterizzanti di uno spazio e non semplici orpelli. L’artista attinge, a tale scopo, dalle fonti più disparate ma rielabora ogni spunto in modo personale e chiaramente riconoscibile in uno stile tutto suo.

L’idea che dà il via all’elaborazione delle forme le nasce per lo più da incontri fortuiti o da osservazioni mirate: una volta sarà una maschera africana; un’altra volta la Hearst Tower di Norman Foster; una diversa occasione le viene offerta da una bellissima maschera di Luigi Ontani da cui preleva un dettaglio rivelatosi determinante; in un colloquio è il marito a chiederle, successivamente, di realizzare una libreria illuminata.

Ma accanto a tutto questo c’è la vasta meditazione della nostra artista sul Futurismo o sulle Avanguardie Russe e, ancora, può arrivare l’occasione persino di meditare su un luogo comune (il paralume che fa pensare a un cappello) per riprendere una tematica che in sé sarebbe banale, riplasmandola secondo il principio creativo che sempre l’assiste, quello di sentire la vita nelle forme e di conferire alle sue immagini una evidenza netta e lieve insieme per cui lo scopo primario è sempre quello di creare delle lame di colore che, come tante facce di sempre mutevoli poliedri, regolano la creazione e la fabbricazione.

Del resto i suoi schizzi, pubblicati in buon numero in questo libro, danno ben conto della attitudine profonda della Picchiotti Napoleone che infatti rivendica a sé una dimensione di umanistico culto delle arti figurative, allontanando quella di fabbricatrice di manufatti, sia pure di eccellente qualità.

Tutto il libro può essere visto, dunque, come un intelligente dialogo dell’artista con le forme generate dal suo pensiero e, anche, come una delicata e sensibile meditazione sul felice andirivieni delle strutture quando queste si riempiono di luce e di delicate trasparenze.”

Claudio Strinati